Londra (giorno 5)

Nel bel mezzo della city, fra grattacieli avveniristici e dalle forme più disparate, sorge la torre di Londra, con tutta la storia e le leggende che la caratterizzano. La mia preferita è quella legata ai suoi corvi: se mai si allontaneranno dal luogo la torre e la monarchia cadranno. I gioielli della corona non possono non affascinare.

Poi attraversiamo the tower bridge e mi rendo conto che adoro i ponti, forse per l’idea di passaggio facilitato, di unione, di possibilità che offrono di essere “dall’altra parte” in poco tempo. E penso che servirebbero più ponti.

Un omaggio a Shakespeare al Globe e poi alla Tate Modern a godere dell’arte contemporanea (non mi arrendo e continuo a provarci) e del panorama dal decimo piano.

Il Millennium Bridge: un altro ponte da attraversare fino a St. Paul, giusto in tempo per l’ingresso free.

La cosa più bella: giocare a nascondino al parco e spingere Diana in altalena.

Diana:”Voglio venire con te in albergo, o in Italia. Ho anche il passaporto e la valigia”.

Io:”Peró non hai il biglietto dell’areo. Ma vieni presto, e potremo giocare con le mie Barbie.

Ne sono gelosissima, ma con lei ci giocherò volentieri, davvero.

Londra (giorno 4)

I cambi della guardia sotto il sole. Saint James Park ed io che mi approccio con gli scoiattoli e con tutte le altre specie animali.

Al British Museum capisaldi come la stele di Rosetta e i vasi greci di Exechias. Ma, per quanto l’allestimento meriti, vedere qui i marmi del Partenone mi fa un po’ male…Il sistema di aria condizionata lascia a desiderare.

Ci sediamo sempre più volentieri: la stanchezza accumulata si fa sentire.

Il Big Ben ed il Parlamento sono un tantino in restauro per cui perché non deliziarsi con un concerto d’organo nell’abbazia di Westminster?

Dal sacro al (molto) profano: Camden Town che profuma di trasgressione. E finalmente assaggiare la Pie.

Londra (giorno 2)

Impazzire nei grandi magazzini Harrods, soprattutto se il vano scala sembra l’interno di una piramide egizia. Passeggiate ad Hyde Park: rinoceronti (finti) e cavalli (veri che si mettono in posa) sui terrazzi delle case.

Non tutti possono vantare un’amica che lavora al Victoria and Albert museum.

Le mostre food e MARY Quant dove ci facciamo emozionare dalle immagini senza subire l’influenza delle sovrastrutture del linguaggio scritto (praticamente non leggiamo le didascalie). I book shop sono tutti di Ilaria, degna erede di Claudia, compreso quello di Dior, mostra che non riusciamo a visitare.

A Covent Garden un cup cake alla ciliegia in compagnia di una torittese, mentre una cantante lirica di esibisce.

Fortnum and Mason mi sembra Tiffany in versione grande magazzino: un verde simile caratterizza i 2 brand.

Chinatown e Leicester Square.

Tentiamo di partire per Howgard come Harry Potter al binario 9 3/4 ma causa coda immensa ci accontentiamo dello store.

La stanza micro, la moquette e le sterline. Way out per uscire e a cena Fish and cips.

Londra (giorno 1)

L’entusiasmo per le cose semplici: le cabine telefoniche, i taxi neri, gli autobus a 2 piani. Nonostante ci catturino, cerchiamo di resistere ai negozi di souvenirs.

La regina in questi mesi non c’è: a Buckingam Palace svetta la Union Jack, la bandiera inglese. Non c’è nemmeno il cambio della guardia: toccherà vederlo un altro giorno. A Trafalgar Square il colpo d’occhio è tutto per la National Gallery: la sua magnificenza ed eleganza (anche del suo logo) ci colpiscono. Mi aggiro per le sale e girando lo sguardo vedo la Cena in Emmaus di Caravaggio, l’opera che mi ha fatto innamorare della storia dell’arte, quando andavo alle medie. Le sorrido come ad un caro amico. Un gesto d’intesa per dire (a lei ed al “Ragazzo morso da un ramarro”)”aspettatemi, arrivo, sono tutta vostra”. Ed è così: estasi e rapimento.

La storia dell’arte scorre davanti agli occhi e con essa il ricordo di tanti musei europei e non .

Il the delle 17 è anticipato alle 16.

Se hai visto Times Square, Piccadilly Circus ti sembra una bazzecola, ma resta una tappa imprescindibile. Ritrovarsi a Soho, da Liberty a guardare le decorazioni natalizie ed a Carnaby street, in un negozio di scarpe dove il paio più sobrio ha uno dei sette nani al posto del tacco.

Attraversare una parte di Chelsea a piedi per andare a cena dal mio chef del cuore a Buttersea e mangiare ostriche…a Londra…

Londra (giorno 0)

Torno a volare. Torno a volare da sola, perché anche questa volta chi mi farà compagnia in questi giorni mi aspetta direttamente alla meta, partita da un’altra città. Al solito dormicchio durante il volo e continuo a leggere la guida del luogo.Il ricordo di tanti aeroporti e le macchine automatiche che ci sembrano congegni diabolici. L’aria è frizzantina stasera nel quartiere di Kensington…ma la nostra giornata è stata abbastanza impegnativa e per oggi ci basta aver provato la tube…

Turner- opere della Tate- Roma- Chiostro del Bramante

Per la prima volta in Italia esposte le opere dell’artista romantico inglese per eccellenza, quelle provenienti dal suo studio e donate alla Tate Britain Londra.

L’artista, in vita, vendette la maggior parte delle sue opere tanto da aver accumulato circa il corrispettivo degli attuali 2 milioni di euro. Alla sua morte lasció nel suo studio una serie di opere che hanno il sapore della freschezza e dell’immediatezza.

Il primo a mettere le mani su queste opere (circa 30000) fu Ruskin, storico e critico d’arte, grande estimatore dell’artista.

In mostra circa 90 dipinti, per lo più acquerelli, di cui l’artista fu maestro, tanto da meritarsi l’appellativo di mago da parte dei suoi contemporanei. Presenti in mostra anche dipinti ad olio.

Turner è considerato il primo dei moderni (più corretto sarebbe dire contemporanei) poiché la sua arte influenzò Monet, Van Gogh, Rotko…

La mostra è divisa in sei sezioni, ciascuna allestita in un colore differente (indovinate il mio preferito? Ero anche vestita in tinta..) e con una rigida illuminazione voluta dal museo d’origine dei dipinti (come mostrano i cartelli sparsi per le sale).

Passando dai suoi amati viaggi ( bravo viaggiatore il nostro Turner)alla teoria del colore di Goethe di cui fu seguace, fino al Liber Studiorum.

Personaggio eclettico: all’età di 14 anni già frequentava l’Accademia di Belle arti e a 27 era maestro di prospettiva (con scarse doti didattiche comunque).

Una mostra davvero per tutti, come potrete scoprire guardando le mie foto in appendice a questo post…

(Foto della serie #primaopoimemenano)

Info: https://www.chiostrodelbramante.it/

Fino al 26 agosto